martedì 4 agosto 2009
ARTICOLO DELL'INCONTRO CON VALENTINO SEPE
“Il cammino di Henry”, opera prima di Domenico Del Coco Martedì 23 Giugno 2009 18:19 La speranza di un mondo capace di giustizia nell’esordio alla scrittura di un giovane cesanesePresentato al Café Bem Viver di Corsico il primo romanzo di Domenico Del Coco, ventotto anni, laurea all’Università degli Studi di Milano e noto a Cesano per la sua attività come insegnante di italiano per stranieri. Una feconda esterofilia la sua, che lo hanno portato a calarsi nei panni del suo alter ego “Henry”, per osservare dall’esterno l’Italia e gli italiani, con i loro valori ma anche con i loro tragici difetti. Davanti a una platea composta per lo più da ragazzi, nota positiva, e accompagnato dall’amica giornalista Valentina Bufano, con un pizzico di genuina emozione, l’autore Domenico/Henry ha spiegato i perché di questo di questo libro. Il romanzo parla di uno scontro tra culture, quella del giovane protagonista, inglese, amante della letteratura gotica e deluso dalla frivolezza degli ambienti mondani, che a metà dell’ottocento entra in contatto col tessuto umano e sociale dell’Italia del Sud, della Sicilia, osservando da vicino la nascita della mafia, e di una tragica indifferenza verso il male. Con uno stile asciutto e rapido, l’autore manipola il contesto storico del romanzo per parlarci dei giorni nostri, della violenza del contemporaneo, dei fatti di sangue criminale che invadono la nostra quotidianità senza suscitare la giusta indignazione. Una sorta di romanzo di formazione che è anche un pamphlet contro l’odio e il razzismo, la paura del diverso e il misero attaccamento al proprio mondo di chi considera la mafia una sciagura dalla quale è impossibile redimersi.“Spesso si è costretti in cose in cui non si crede o non si vuole credere. Spesso siamo ciechi con noi stessi pensando che il mondo non è come lo vorremmo, con le sue guerre, i suoi delitti, le ingiustizie. Spesso ci ritroviamo a dover insegnare cose in cui si crede ma poi si è i primi a non mettere in pratica. Spesso vediamo che gli altri in stato apparente o sono felici o vivono una vita senza valori. Spesso ci si ritrova a riflettere su ciò che veramente si è voluto vedere e non su quello che gli altri ci hanno fatto vedere. E così un’esperienza dietro l’altra ci formano in quel lungo corso della nostra vita con i nostri sbagli, i nostri errori, i nostri pregiudizi più che mai insensati. E solo alla fine si capisce che l’eroe non è quello che fa la guerra in un libro ma è colui che combatte per un valore”.
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